Anna Rita Tranfici – Scrittrice e traduttrice
Nuova intervista in collaborazione con il gruppo Use – Book Love.
Questa volta intervistiamo Anna Rita Tranfici, scrittrice e traduttrice.
Ciao Annarita, abbiamo letto con grande interesse la tua biografia.
Come nasce la tua passione per le lingue?
Ciao ragazze e grazie mille per questa intervista e per lo spazio che mi dedicate. La mia passione per le lingue straniere nasce tanto tempo fa, alle scuole elementari. A farmi appassionare, in particolar modo alla lingua inglese, è stata la mia prima insegnante. Questa passione è poi continuata alle scuole medie, al liceo infine all’università, spingendomi a scegliere un percorso incentrato sulle lingue e sulle letterature moderne.
In che senso sei londinese di adozione? Hai vissuto per anni nella capitale britannica?
Mi piace definirmi “londinese d’adozione” perché da due anni vivo nella capitale britannica. Londra è una città viva, multietnica e multiculturale. Una città che ti spinge a tirar fuori il meglio di te stesso, che ti permette di entrare in contatto con persone provenienti da tutto il globo e con diversi background professionali e culturali. Un punto di incontro e confronto per professionisti di ogni settore, in cui la meritocrazia ha un gran peso e chi ha competenza, professionalità e passione trova il proprio spazio e la possibilità di esprimersi.
C’è una lingua che preferisci oltre alla nostra?
In realtà amo tutte le lingue che ho studiato e approfondito durante il mio percorso universitario. L’inglese resta la mia preferita, ma adoro anche la lingua francese e mi piacerebbe acquisire maggiori competenze anche in spagnolo.
Dei romanzi che hai tradotto quel è il tuo prediletto?
Sicuramente “Le anime bianche”, di Frances Hodgson Burnett, una delle mie autrici preferite nonché quella che mi ha iniziata alla lettura e aiutata ad amare il mondo dei libri.
E ce n’è uno che ti ha reso le cose particolarmente difficili, magari un testo che hai visto e hai pensato: “e ora come lo rendo in italiano”?
Certo, “La Fanfarlo” di Charles Baudelaire, per il linguaggio antico e ricercato dell’autore, per il suo stile fuori dal comune, per la complessità dei mondi creati dalla sua penna magistrale, per l’intensità delle descrizioni e dei sentimenti, che ho cercato di trasporre al meglio nella versione tradotta.
Cosa consigli a chi vuole imparare bene le lingue?
L’unico vero consiglio che mi sento di dare a chi vuole imparare una lingua straniera è: viaggiare! Leggere, scrivere, fare esercizi di ascolto, guardare film in lingua originale (e con i sottotitoli), ascoltare musica sono tutte attività utilissime e consigliate a chi è completamente “a digiuno” della lingua o ha iniziato a muovere i primi passi nel processo di apprendimento. Tuttavia, questo tipo di esercizi, per quanto attivi e interessanti possano essere, non sono sufficienti per raggiungere quel grado di competenza e sicurezza che dà modo di padroneggiare senza intoppi costrutti ed espressioni che non appartengono al proprio sostrato linguistico. L’unico modo per “fare propria” una lingua straniera è interagire con i nativi, immergersi completamente nella cultura del posto e nelle sue tradizioni, fare esperienza diretta di tutto ciò di cui quella lingua si fa portatrice. Insomma, vivere attivamente ogni sorta di opportunità che la vita offre di “toccare con mano” storia, cultura ed espressività di un popolo diverso dal proprio. Uno scambio continuo che arricchisce, non solo a livello linguistico ma soprattutto umano ed emozionale.
Immagino che, leggendo dei libri, ti sarà capitato di pensare: “ma no questo è un errore, è stato tradotto male”. Qual è l’errore più tipico in cui ti trovi ad imbatterti nella lettura?
Si può parlare di errori quando si riscontrano imprecisioni grammaticali e/o sintattiche, fraintendimenti semantici, omissioni importanti o lessico poco curato. In tutti gli altri casi, preferisco parlare di “scelte”. La traduzione, un po’ come la medicina, “non è una scienza esatta”. Ogni traduttore ha il proprio stile, la propria esperienza, il proprio background e una diversa predisposizione, per cui ognuno affronta il testo da tradurre alla propria, personalissima, maniera. Mi preme sottolineare quanto – almeno per chi concepisce seriamente la professione e mette anima, corpo, energie e passione in quello che fa – ogni scelta del traduttore sia una scelta ponderata e messa in discussione più e più volte prima che diventi definitiva. Il traduttore, col tempo e con l’esperienza, si abitua a ricreare nella propria mente (in maniera intuitiva, autonoma e incontrollata) tutta una serie di “mondi” linguistici ed extra-linguistici che lo spingono sempre a cercare la resa perfetta, a costruire un testo che sposi le intenzioni originali e la cui essenza possa al contempo essere assorbita senza traumi nella lingua d’arrivo. Scelte difficili, talvolta anche un po’ “sofferte”, ma necessarie. La traduzione è una vera e propria arte, in cui si coniugano amore per la propria lingua, passione per l’idioma d’arrivo, predisposizione verso la scrittura, curiosità e sete continua di sapere.
Si dice agli scrittori che una delle cose fondamentali è quella di rileggere più volte la propria opera, possibilmente con occhi nuovi per cogliere possibili errori. E’ un consiglio valido anche per le traduzioni o è una questione diversa?
Assolutamente vale anche per le traduzioni. La traduzione è solo la prima fase di un processo lunghissimo e impegnativo che porterà il lettore a godere di un testo quanto più preciso e curato possibile. Personalmente conto diversi tipi di revisione da effettuare al termine del primo lavoro: revisione lessicale e sintattica, controllo di omissioni ingiustificate e di sviste, correzione di piccole imprecisioni, controllo della punteggiatura, ricerca di sinonimi che possano rendere il testo più fluido, coerente e meno macchinoso. Insomma, sono tantissimi i controlli da fare, tante le riletture a cui sottoporre il proprio lavoro, molte delle quali svolgo personalmente ad alta voce. La soddisfazione che però si prova all’ultima revisione, quando il testo all’orecchio scorre musicale, senza intoppi e brutture di qualsiasi tipo, è meravigliosa!
E ora ti chiediamo qualcosa anche come narratrice: ti sei dedicata solo ai racconti oppure hai scritto dei romanzi più lunghi?
Ho pubblicato diversi racconti negli ultimi due anni, uno in una collana (“I due volti di Nuova Delhi” pubblicato da Lettere Animate Editore) e altri in antologie frutti di concorsi e contest letterari. Ho molte idee per futuri romanzi, ma il tempo per buttarle giù, per fare le ricerche necessarie, per stilare le schede dei personaggi e una bozza coerente di trama, suddivisione in capitoli o blocchi contenutistici non è mai abbastanza. Specialmente perché dopo una giornata spesa tradurre, revisionare, ricercare e scrivere mille altre cose, la testa alla sera chiede pietà!
A volte capita agli scrittori di essere una sorta di tramite per le vicende dei propri personaggi. E’ una cosa che è accaduta anche a te oppure hai sempre avuto ben chiaro cosa loro dovessero fare e come?
Diciamo che il genere del racconto breve è un tipo di testo che, per la propria struttura e per la caratteristica intrinseca della brevità, spinge l’autore a dover avere ben chiaro fin dall’inizio che strada far prendere ai propri personaggi e che tipo di evoluzione assicurare alla storia. Ho cominciato diversi testi lunghi, ma non sono arrivata ancora a quel punto della storia in cui può presentarsi la possibilità di pensare per i propri protagonisti uno sviluppo diverso. Generalmente comunque tendo ad avere ben chiaro ciò di cui desidero parlare e il modo in cui farlo.
Parlaci un po’ “Ti racconto una canzone”, la raccolta che hai scritto con diverse autrici. Da dove nasce il titolo?E l’idea? Ci è sembrato di capire che è fatta per beneficienza: che tipo di associazioni state supportando?
“Ti racconto una canzone” è un’antologia composta da otto racconti ispirati alla musica, brevi storie in cui si mescolano realtà e fantasia, immaginazione e sogni, speranze e delusioni, gioie e patimenti. Testi che prendono spunto da una rima, una semplice frase, un ritornello, un personaggio, un messaggio nascosto ma che la Musica è stata in grado di far arrivare dritto al cuore.
Tutti gli autori della suddetta raccolta (che ci tengo a nominare e ringraziare ancora una volta pubblicamente per il supporto: Annalisa Caravante, Alessandra Cigalino, Valentina Coppola, Gianluca Ingaramo, Antonella Maggio, Tatiana Sabina Meloni, Miriam Messina e mia sorella, Ilaria Tranfici, che ha curato il progetto fotografico a corredo) hanno deciso all’unanimità di destinare il totale dei proventi derivanti dalla vendita all’associazione HHT Onlus, che da oltre dieci anni rappresenta tutti i pazienti affetti da Teleangectasia Emorragica Ereditaria (HHT – anche nota come Sindrome di Rendu Osler Weber) e si impegna a promuovere la diffusione capillare della conoscenza della malattia e la ricerca di una cura.
Un’antologia nata per regalare quindi non solo svago, piacere e fuga dalla realtà, ma anche collaborare a costruire qualcosa di concreto; un’opera che si carica di un’ambizione ancora più grande e che speriamo possa far percepire ai lettori l’impegno, la passione e l’entusiasmo che ognuno di noi vi ha profuso dal primo giorno fino alla data di pubblicazione. Ogni decisione (tema, titolo, copertina, store per la pubblicazione e tanto altro) è stata presa all’unanimità, con un confronto continuo tra tutti noi autori, un importante sostegno a livello di grafica ed editing, nonché in fase di promozione. Una raccolta semplice ma che ci rende orgogliosi per aver contribuito, nel nostro piccolo, a una causa importantissima.
Sappiamo che collabori molto con la bravissima grafica Tatiana Sabina Meloni. Da come nasce questa collaborazione? Quali suoi lavori hai apprezzato di più? Sei una precisa nelle immagini da scegliere? Insomma l’hai fatta impazzire qualche volta o lasci fare a lei? Non preoccuparti se l’hai fatta impazzire che pure noi non siamo da meno con i grafici.
Io e Tatiana collaboriamo ormai da un po’ di tempo e ogni progetto che condividiamo mi dimostra sempre più che bella persona sia. Tatiana è una ragazza molto seria, gentile, onesta e instancabile. Oltre che un’autrice, è un’abile e attenta redattrice (scrive per la sezione Londra del network che gestisco e per un’altra rivista, Noè Life) nonché una grafica fantasiosa e comunicativa che sta cercando di farsi strada in questo mondo fatto di parole e copertine colorate. La qualità più bella di questa ragazza, che col tempo e con la conoscenza è diventata non solo una collega di penna ma anche un’amica, è l’umiltà: Tatiana resta sempre con i piedi per terra, non si monta la testa, mette anima e corpo in ciò che fa, supporta emotivamente e concretamente. È davvero un piacere lavorare con lei: sempre precisa nelle consegne, sempre disposta a mettersi in gioco e fare di ogni occasione motivo di crescita ed esperienza, sempre disponibile e desiderosa di ascoltare consigli, critiche e suggerimenti. Le copertine che ha realizzato per i miei racconti gratuiti “Le porte della morte” e “I tre desideri” sono frutto di una sua libera interpretazione delle storie e della sua creatività. Sa bene come la penso: non è mia intenzione né abitudine mettere freno alla fantasia di chi si adopera in questo settore così affascinante e stimolante. Ogni idea e proposta (che sia di una copertina, di un racconto o di un articolo) viene vagliata attentamente e sviluppata a seguito di un confronto che si rivela sempre proficuo e che arricchisce entrambe. Sabina ha letto diversi miei scritti, io faccio altrettanto con i suoi; lei elabora le proposte per il magazine che le sottopongo e mi aiuta nella promozione delle mie opere di traduzione. Insomma, è davvero una collaborazione sincera, disinteressata, a 360°. Una di quelle unioni che, seppur virtuali (senza escludere che arriverà il momento in cui potremo finalmente conoscerci di persona) ti fanno ben sperare e credere che ci siano tante persone positive al mondo con cui puoi avere la fortuna di interagire e crescere insieme, professionalmente e umanamente.
Abbiamo visto che collabori con vari siti e blog, in particolare troviamo interessanti quelle con Uvadahlia Magazine, SociArt Network e Vesuvio Live: parlacene più approfonditamente. Quale degli argomenti che tratti ti sta più a cuore?
Adoro parlare di tutto ciò che la città di Londra offre a livello di arte e cultura. La capitale britannica è una città che offre tantissimo: ogni settimana è teatro di eventi e festival in grado di rispondere a ogni gusto ed esigenza. Mostre di fotografia, installazioni artistiche, festival culinari, parate, manifestazioni, spettacoli: di tutto e di più! A Londra, insomma, non ci si annoia mai. E segnalare questo tipo di eventi, parlare delle novità e delle mostre interessanti a cui partecipare, aiutare la comunità italiana a interagire in maniera attiva e partecipativa con le mille e più possibilità che Londra offre è un lavoro stimolante, che regala soddisfazioni e sorrisi.
E a proposito di collaborazioni, raccontaci del progetto In Nomine Artis – Il Ritrovo degli Artisti: da amanti della cultura, quali siamo, non possiamo non ammirare chi cerca di dare voce all’arte in un momento tanto difficile. E’ quello che cerchiamo di fare anche noi con Over There nel nostro piccolo.
Il blog nasce come vero e proprio ritrovo culturale: mi piaceva l’idea di creare un intimo salottino virtuale in cui tutti i piccoli grandi artisti contemporanei potessero incontrarsi, discutere, interagire tra loro, confrontarsi e informarsi sulle novità nel proprio settore di interesse. Il sito infatti è aperto non solo agli scrittori e ai lettori, ma anche a illustratori, fotografi, poeti e artigiani. Tuttavia, ammetto che, assieme ai miei collaboratori, nell’ultimo periodo abbiamo dato al blog un’impronta più propriamente letteraria, considerando la nostra predisposizione verso la lettura e la scrittura e il maggior interesse verso questi argomenti riscontrato nei nostri lettori abituali. Speriamo che col tempo la community possa crescere e partecipare in maniera ancora più attiva alle attività e alle discussioni proposte. Chissà, magari si potrebbe pensare anche a un gemellaggio con il vostro bel portale. Siamo animati dagli stessi ideali e dalla stessa voglia di condivisione e supporto reciproco, per cui penso potremmo vederne delle belle!
Intanto vi ringrazio nuovamente per l’opportunità, per la gentilezza e la disponibilità mostrata.
A presto, ragazze!
Grazie a te Anna Rita! L’idea del gemellaggio è bellissima!
Domande a cura di Simona Ingrassia e Silvia Azzaroli di Over There